Si possono studiare e conoscere tantissime lingue straniere nel corso di una vita: ma qual è la lingua più difficile al mondo?
La risposta non è semplice, poiché ogni lingua presenta le sue sfide, che possono variare anche a seconda della prospettiva culturale e linguistica di chi la apprende: conoscere queste difficoltà è allora fondamentale per affrontare con successo l’apprendimento di una lingua, soprattutto se questa è molto distante dalla propria.
In questo articolo, quindi, esploriamo le lingue più difficili da imparare, analizzando le loro caratteristiche grammaticali e le sfide specifiche che presentano.
Classifica delle lingue più difficili al mondo
Esistono più di 7000 lingue, ognuna con le proprie particolarità: tuttavia, alcune si distinguono per la loro complessità e, soprattutto, per le difficoltà che pongono ai parlanti non nativi! Ecco allora una classifica delle lingue più difficili da imparare con le loro caratteristiche peculiari.
1. Cinese mandarino
Il cinese mandarino è spesso considerato la lingua più difficile al mondo per diversi motivi: il primo, certamente, riguarda la sua scrittura, che utilizza moltissimi caratteri (hànzì), ognuno con un significato e una pronuncia specifici da memorizzare: infatti, non si può dedurre la pronuncia dal solo carattere, e questo rende la memorizzazione una sfida non da poco per chi è abituato ad alfabeti fonetici come quelli delle lingue neolatine.
Inoltre, il cinese mandarino è una lingua tonale, con quattro toni principali (più uno neutro) che possono cambiare completamente il significato di una parola: un esempio famoso è quello della parola “ma”, che può significare “mamma”, “cavallo” o “insultare”, a seconda del tono utilizzato. Questa peculiarità rende la comprensione orale e la produzione verbale particolarmente difficili per i parlanti non cinesi.
2. Arabo
L’arabo è un’altra lingua estremamente complessa da imparare, specialmente per chi proviene da una cultura occidentale.
Innanzitutto, l’arabo utilizza un alfabeto completamente diverso da quelli delle lingue europee, composto da 28 lettere che cambiano forma a seconda della loro posizione nella parola (iniziale, mediale o finale). A questo si aggiunge anche la scrittura e la lettura da destra a sinistra, un aspetto che richiede tempo per essere assimilato.
Un’altra notevole difficoltà è rappresentata dalla varietà delle forme verbali e dall’uso di vocali brevi e lunghe, che non sono sempre scritte ma devono essere dedotte dal contesto!
Infine, l’arabo è una lingua molto diversificata: con i suoi numerosi dialetti regionali che possono differire notevolmente dall’arabo standard moderno, la comunicazione con un parlante arabo può rivelarsi complicata per chi sta imparando la lingua.
3. Giapponese
Il giapponese è noto per la sua complessità, soprattutto a causa dei suoi tre sistemi di scrittura: kanji, hiragana e katakana.
I kanji sono caratteri di origine cinese, ognuno con diversi significati e modi di leggerli (on’yomi e kun’yomi), a seconda del contesto. Hiragana e katakana sono due sillabari fonetici utilizzati rispettivamente per parole native giapponesi e per parole di origine straniera. Insomma: questa combinazione di sistemi di scrittura rende la lettura e la scrittura in giapponese particolarmente difficili.
Inoltre, la grammatica giapponese è molto diversa da quella occidentale, con un uso esteso di particelle e una sintassi che può risultare complessa per i principianti. Anche la presenza di molteplici livelli di cortesia, espressi attraverso formule specifiche, aggiunge un ulteriore strato di difficoltà nell’apprendimento di questa affascinante lingua.
4. Russo
Anche il russo è considerato una delle lingue più difficili da imparare per i parlanti italiani e anglofoni, principalmente a causa del suo alfabeto, il cirillico, e della complessità grammaticale.
Sebbene l’alfabeto cirillico sia relativamente facile da imparare, grazie alla corrispondenza diretta tra lettere e suoni, il vero ostacolo è rappresentato dalle declinazioni: in russo, i nomi, i pronomi e gli aggettivi cambiano forma a seconda del caso grammaticale, con sei casi principali che influenzano la struttura delle frasi. Questo sistema di declinazioni richiede un notevole sforzo di memoria e comprensione per essere padroneggiato.
Inoltre, il russo utilizza un sistema verbale basato su aspetti (perfettivo e imperfettivo) che determinano se un’azione è completata o in corso, il che aggiunge un ulteriore livello di complessità alla coniugazione dei verbi.
5. Polacco
Il polacco, infine, è una lingua slava che presenta numerose sfide, soprattutto per i parlanti inglesi e italiani.
Una delle difficoltà principali è certamente quella rappresentata dalle declinazioni, con sette casi per i nomi, i pronomi e gli aggettivi, sia al singolare che al plurale: dalle declinazioni deriva una notevole variabilità nella forma delle parole, che devono essere modificate a seconda della loro funzione nella frase.
Anche la pronuncia è difficile per molti stranieri: il polacco ha infatti molte consonanti raggruppate insieme e una grande varietà di suoni che non esistono nelle lingue romanze. Inoltre, questa lingua ha un ordine delle parole relativamente libero, il che significa che la struttura delle frasi può variare in base all’enfasi desiderata.
Perché alcune lingue sono più difficili di altre?
Le lingue possono essere più o meno difficili da imparare: di solito, gli studenti riscontrano maggiori difficoltà negli ambiti della grammatica, della fonetica, o del sistema di scrittura (se distante dal proprio). Da non sottovalutare, poi, l’aspetto culturale!
Ecco dunque alcuni dei principali fattori che rendono una lingua più difficile da apprendere:
- complessità della grammatica: lingue come il russo e il polacco utilizzano sistemi di declinazioni che richiedono di modificare le parole a seconda della loro funzione nella frase, proprio come in latino: questi sistemi sono molto diversi da quelli delle attuali lingue romanze e possono rappresentare un vero ostacolo per i principianti;
- sistemi di scrittura diversi: l’alfabeto cirillico del russo, i caratteri hànzì del cinese e i kanji del giapponese richiedono uno sforzo di memorizzazione e comprensione molto maggiore rispetto agli alfabeti latini, tutti abbastanza simili tra loro; anche la direzione della scrittura, come nell’arabo o nel giapponese, può complicare ulteriormente l’apprendimento;
- fonetica e pronuncia: lingue tonali come il cinese mandarino, o che presentano suoni consonantici complessi come il polacco, possono risultare estremamente difficili da pronunciare correttamente per chi non è abituato a tali suoni; anche i suoni aspirati dell’arabo, che non esistono uguali nelle lingue occidentali, richiedono allenamento per essere padroneggiati;
- varietà dialettali: lingue come l’arabo sono caratterizzate da una grande varietà di dialetti, alcuni dei quali possono essere quasi incomprensibili tra loro: questo può rendere difficile comunicare efficacemente in diverse regioni.
Conclusione
Apprendere una lingua diversa, soprattutto una di quelle considerate tra le più difficili al mondo, è un’impresa che va ben oltre la semplice acquisizione di nuove parole e regole grammaticali, è un vero viaggio in una cultura lontana che apre la mente e permette di costruire ponti tra culture diverse. D’altronde, le sfide che queste lingue presentano, se affrontate con pazienza e dedizione, non solo sviluppano le competenze linguistiche ma anche resilienza e capacità di adattamento!
Ogni lingua complessa offre l’opportunità di vedere il mondo attraverso una lente diversa, ma per poter arrivare a questo traguardo è essenziale adottare un approccio strategico e paziente, utilizzando le risorse giuste e, soprattutto, non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà iniziali: bisogna quindi scomporre il processo in obiettivi gestibili, utilizzare tutte le risorse a disposizione (app, tutor, immersione culturale) e mantenere una mentalità aperta per superare gli ostacoli e a progredire con costanza.
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