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Si possono studiare e conoscere tantissime lingue straniere nel corso di una vita: ma qual è la lingua più difficile al mondo?  

La risposta non è semplice, poiché ogni lingua presenta le sue sfide, che possono variare anche a seconda della prospettiva culturale e linguistica di chi la apprende: conoscere queste difficoltà è allora fondamentale per affrontare con successo l’apprendimento di una lingua, soprattutto se questa è molto distante dalla propria.  

In questo articolo, quindi, esploriamo le lingue più difficili da imparare, analizzando le loro caratteristiche grammaticali e le sfide specifiche che presentano.

Classifica delle lingue più difficili al mondo

Esistono più di 7000 lingue, ognuna con le proprie particolarità: tuttavia, alcune si distinguono per la loro complessità e, soprattutto, per le difficoltà che pongono ai parlanti non nativi! Ecco allora una classifica delle lingue più difficili da imparare con le loro caratteristiche peculiari.

Bambino che mostra i pollici e sullo sfondo una lavagna con scritte in lingue diverse

1. Cinese mandarino

Il cinese mandarino è spesso considerato la lingua più difficile al mondo per diversi motivi: il primo, certamente, riguarda la sua scrittura, che utilizza moltissimi caratteri (hànzì), ognuno con un significato e una pronuncia specifici da memorizzare: infatti, non si può dedurre la pronuncia dal solo carattere, e questo rende la memorizzazione una sfida non da poco per chi è abituato ad alfabeti fonetici come quelli delle lingue neolatine.  

Inoltre, il cinese mandarino è una lingua tonale, con quattro toni principali (più uno neutro) che possono cambiare completamente il significato di una parola: un esempio famoso è quello della parola “ma”, che può significare “mamma”, “cavallo” o “insultare”, a seconda del tono utilizzato. Questa peculiarità rende la comprensione orale e la produzione verbale particolarmente difficili per i parlanti non cinesi.

2. Arabo

L’arabo è un’altra lingua estremamente complessa da imparare, specialmente per chi proviene da una cultura occidentale.  

Innanzitutto, l’arabo utilizza un alfabeto completamente diverso da quelli delle lingue europee, composto da 28 lettere che cambiano forma a seconda della loro posizione nella parola (iniziale, mediale o finale). A questo si aggiunge anche la scrittura e la lettura da destra a sinistra, un aspetto che richiede tempo per essere assimilato.  

Un’altra notevole difficoltà è rappresentata dalla varietà delle forme verbali e dall’uso di vocali brevi e lunghe, che non sono sempre scritte ma devono essere dedotte dal contesto! 

Infine, l’arabo è una lingua molto diversificata: con i suoi numerosi dialetti regionali che possono differire notevolmente dall’arabo standard moderno, la comunicazione con un parlante arabo può rivelarsi complicata per chi sta imparando la lingua.

3. Giapponese

Il giapponese è noto per la sua complessità, soprattutto a causa dei suoi tre sistemi di scrittura: kanji, hiragana e katakana.  

I kanji sono caratteri di origine cinese, ognuno con diversi significati e modi di leggerli (on’yomi e kun’yomi), a seconda del contesto. Hiragana e katakana sono due sillabari fonetici utilizzati rispettivamente per parole native giapponesi e per parole di origine straniera. Insomma: questa combinazione di sistemi di scrittura rende la lettura e la scrittura in giapponese particolarmente difficili.  

Inoltre, la grammatica giapponese è molto diversa da quella occidentale, con un uso esteso di particelle e una sintassi che può risultare complessa per i principianti. Anche la presenza di molteplici livelli di cortesia, espressi attraverso formule specifiche, aggiunge un ulteriore strato di difficoltà nell’apprendimento di questa affascinante lingua.

4. Russo

Anche il russo è considerato una delle lingue più difficili da imparare per i parlanti italiani e anglofoni, principalmente a causa del suo alfabeto, il cirillico, e della complessità grammaticale.  

Sebbene l’alfabeto cirillico sia relativamente facile da imparare, grazie alla corrispondenza diretta tra lettere e suoni, il vero ostacolo è rappresentato dalle declinazioni: in russo, i nomi, i pronomi e gli aggettivi cambiano forma a seconda del caso grammaticale, con sei casi principali che influenzano la struttura delle frasi. Questo sistema di declinazioni richiede un notevole sforzo di memoria e comprensione per essere padroneggiato.  

Inoltre, il russo utilizza un sistema verbale basato su aspetti (perfettivo e imperfettivo) che determinano se un’azione è completata o in corso, il che aggiunge un ulteriore livello di complessità alla coniugazione dei verbi.

5. Polacco

Il polacco, infine, è una lingua slava che presenta numerose sfide, soprattutto per i parlanti inglesi e italiani.  

Una delle difficoltà principali è certamente quella rappresentata dalle declinazioni, con sette casi per i nomi, i pronomi e gli aggettivi, sia al singolare che al plurale: dalle declinazioni deriva una notevole variabilità nella forma delle parole, che devono essere modificate a seconda della loro funzione nella frase.  

Anche la pronuncia è difficile per molti stranieri: il polacco ha infatti molte consonanti raggruppate insieme e una grande varietà di suoni che non esistono nelle lingue romanze. Inoltre, questa lingua ha un ordine delle parole relativamente libero, il che significa che la struttura delle frasi può variare in base all’enfasi desiderata.

Perché alcune lingue sono più difficili di altre?

Le lingue possono essere più o meno difficili da imparare: di solito, gli studenti riscontrano maggiori difficoltà negli ambiti della grammatica, della fonetica, o del sistema di scrittura (se distante dal proprio). Da non sottovalutare, poi, l’aspetto culturale! 

Ecco dunque alcuni dei principali fattori che rendono una lingua più difficile da apprendere: 

  • complessità della grammatica: lingue come il russo e il polacco utilizzano sistemi di declinazioni che richiedono di modificare le parole a seconda della loro funzione nella frase, proprio come in latino: questi sistemi sono molto diversi da quelli delle attuali lingue romanze e possono rappresentare un vero ostacolo per i principianti; 
  • sistemi di scrittura diversi: l’alfabeto cirillico del russo, i caratteri hànzì del cinese e i kanji del giapponese richiedono uno sforzo di memorizzazione e comprensione molto maggiore rispetto agli alfabeti latini, tutti abbastanza simili tra loro; anche la direzione della scrittura, come nell’arabo o nel giapponese, può complicare ulteriormente l’apprendimento; 
  • fonetica e pronuncia: lingue tonali come il cinese mandarino, o che presentano suoni consonantici complessi come il polacco, possono risultare estremamente difficili da pronunciare correttamente per chi non è abituato a tali suoni; anche i suoni aspirati dell’arabo, che non esistono uguali nelle lingue occidentali, richiedono allenamento per essere padroneggiati; 
  • varietà dialettali: lingue come l’arabo sono caratterizzate da una grande varietà di dialetti, alcuni dei quali possono essere quasi incomprensibili tra loro: questo può rendere difficile comunicare efficacemente in diverse regioni.
Uomo che cerca di imparare le lingue grazie al suo smartphone

Conclusione

Apprendere una lingua diversa, soprattutto una di quelle considerate tra le più difficili al mondo, è un’impresa che va ben oltre la semplice acquisizione di nuove parole e regole grammaticali, è un vero viaggio in una cultura lontana che apre la mente e permette di costruire ponti tra culture diverse. D’altronde, le sfide che queste lingue presentano, se affrontate con pazienza e dedizione, non solo sviluppano le competenze linguistiche ma anche resilienza e capacità di adattamento

Ogni lingua complessa offre l’opportunità di vedere il mondo attraverso una lente diversa, ma per poter arrivare a questo traguardo è essenziale adottare un approccio strategico e paziente, utilizzando le risorse giuste e, soprattutto, non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà iniziali: bisogna quindi scomporre il processo in obiettivi gestibili, utilizzare tutte le risorse a disposizione (app, tutor, immersione culturale) e mantenere una mentalità aperta per superare gli ostacoli e a progredire con costanza.

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Hai un sito e vorresti rivolgerti a un pubblico internazionale? Allora la traduzione del tuo sito internet dovrebbe essere parte integrante della strategia: la chiave per espandere il tuo business online oltre i confini nazionali e conquistare nuovi mercati.

Tradurre un sito web è fondamentale anche per migliorare la SEO. Avere un sito multilingue ottimizzato a dovere aiuta anche a migliorare il posizionamento nei motori di ricerca per diverse lingue e località, aumentando di conseguenza anche il traffico organico.

Insomma: che tu sia un’azienda, un libero professionista o un e-commerce, la traduzione del tuo sito web ti offrirà numerosi vantaggi strategici. Vediamo come fare per ottenerli tutti.

Perché tradurre il tuo sito web?

Già lo abbiamo anticipato: tradurre il tuo sito web può solo offrire vantaggi, se fatto bene. Un sito web multilingue aiuta, infatti, a:

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Per avere un buon sito web multilingua, è consigliabile procedere con un’agenzia di traduzione, in quanto potrà:

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  • Gestire diverse tipologie di file appoggiandosi agli esperti del reparto DTP: le agenzie di servizi linguistici, come Soget Est, dispongono di reparti DTP (Desktop Publishing) specializzati, capaci di lavorare con vari formati di file, dai documenti di testo ai contenuti multimediali. Questo assicura che il layout e la formattazione dei documenti tradotti siano professionali e coerenti con il materiale originale.
  • Consultare esperti di transcreation (per la traduzione di slogan o simili): la transcreation è un processo che va oltre la semplice traduzione, adattando i contenuti creativi come slogan, campagne pubblicitarie e materiali di marketing per risuonare efficacemente con il pubblico di destinazione. In questo modo avrai la certezza che il messaggio mantenga il suo impatto e la sua rilevanza culturale.

Come richiedere la traduzione del tuo sito web

Tradurre un intero sito internet è un lavoro che richiede competenze linguistiche, nozioni di SEO e conoscenza delle consuetudini del mercato di riferimento: per facilitare il processo ci sono diversi accorgimenti che si possono attuare.

Preparare correttamente la richiesta della traduzione di un sito web può sembrare complicato, ma seguendo alcuni semplici passaggi è possibile semplificare il lavoro del traduttore (e darti più chance di avere subito il risultato ottimale):

  • Preparazione dei file: è importante organizzare i contenuti del sito in modo che risultino chiari e accessibili: una buona preparazione dei file assicura che i nostri traduttori possano lavorare in modo molto più efficiente;
  • Indicazione delle informazioni necessarie: per ottenere una quotazione accurata, inoltre, è essenziale fornire dettagli specifici, come le lingue e i Paesi di destinazione ed eventuali specifiche tecniche, come il formato dei file o requisiti particolari del settore: più informazioni fornisci, più accurata sarà la quotazione che riceverai (e metterai a budget).

Noi di Soget Est consigliamo di passare la palla ai nostri esperti dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie, poiché questo permette di richiedere una quotazione realistica e personalizzata per il tuo progetto.

Immagine rappresentativa di un sito web

Preparazione dei file per la traduzione

Quando si richiede la traduzione di un sito web è cruciale preparare correttamente i file che invierai all’agenzia di traduzione. Ecco come fare:

  • Attenzione ai tipi di file: assicurati che i file siano in formati comunemente accettati: quelli più comuni sono Word, Excel, csv, txt e xml, che rappresentano gli standard del settore e facilitano il lavoro;
  • Organizzazione del contenuto: è molto utile, poi, raggruppare i testi da tradurre in modo logico e coerente: ad esempio, puoi organizzare i contenuti in sezioni o divisi per argomento, e fornire istruzioni chiare e precise su quali parti devono essere tradotte.

Inoltre, specie nel caso di settori molto specializzati o di nicchia, può essere utile fornire un glossario di termini specifici e linee guida sullo stile e il tone of voice. Se il tuo sito contiene elementi multimediali, come immagini con testo incorporato, assicurati anche di fornire i file originali.

Informazioni necessarie per la quotazione

Solitamente, i prezzi di una traduzione variano in base al numero di parole totale dei testi da tradurre. Dunque, per ottenere una quotazione quanto più accurata possibile per la traduzione del tuo sito, è importante fornire indicazioni molto precise su eventuali parti da non tradurre che influiscono sul conteggio delle parole. Ad esempio, se avete una citazione in inglese e volete lasciarla nella sua lingua originale, è bene fornire questa informazione sin dall’inizio. Questo è uno degli elementi principali che influenzano il costo della traduzione!

Naturalmente, dovrai specificare in quali lingue desideri tradurre il tuo sito: alcune lingue di destinazione, infatti, possono essere più costose da tradurre a causa della disponibilità limitata di traduttori o della complessità della lingua stessa.

Infine, indica eventuali requisiti particolari, come terminologie specifiche del settore o formattazioni particolari e se il tuo sito ha funzionalità tecniche complesse assicurati di farlo presente.

E se questo non ti basta, puoi anche fornire un esempio di pagina del sito già tradotta, se disponibile: questo darà al traduttore una visione esatta dello stile e del tono di voce desiderati.

Scelta del traduttore per siti web 

Scegliere la giusta agenzia di traduzione per il tuo sito web è essenziale per garantire un risultato accurato e di qualità. Oltre alla conoscenza della lingua di destinazione, anche la conoscenza del settore di riferimento del tuo business può fare la differenza. Per questo in Soget Est diamo molta importanza alla specializzazione dei nostri traduttori, così che possano realizzare una traduzione coerente ed efficace.

Specializzazione ed esperienza

Come dicevamo nel paragrafo precedente, un’agenzia che si appoggia a traduttori diversi, ognuno con una solida esperienza professionale in un settore specifico, sarà in grado di fornire una traduzione più accurata e pertinente, perché potrà garantirti la figura specializzata nel tuo campo e con una migliore comprensione delle terminologie e delle sfumature. Ad esempio, il sito web di un distributore farmaceutico richiederà un traduttore con competenze nel settore medico-farmacologico.

Un altro aspetto importante è la familiarità del traduttore con il mercato di destinazione. Un traduttore che vive o ha vissuto nel Paese di destinazione sarà più sensibile alle sfumature culturali e linguistiche e alle consuetudini locali, ad esempio per quanto riguarda valute e unità di misura.

Immagine di un uomo con il megafono simbolo di multilinguismo

Strumenti e tecnologie per la traduzione di siti web

La tecnologia gioca un ruolo fondamentale nella traduzione di siti web. Ecco alcuni strumenti e tecnologie che possono facilitare il processo: 

  • Plugin di WordPress: da WPML a Polylang, esistono vari plugin che facilitano la gestione multilingue dei siti web creati con WordPress; questi strumenti permettono di gestire contenuti multilingue direttamente dal tuo backend, semplificando i processi di aggiornamento e mantenimento delle traduzioni; 
  • Software di traduzione assistita: Trados, memoQ e altri strumenti di traduzione assistita aiutano i traduttori a gestire progetti complessi, mantenendo sempre coerenza terminologica. Questi software utilizzano infatti memorie di traduzione e glossari appositi che permettono inoltre un abbattimento dei costi in caso di ripetitività dei testi, questo perché avendo già tradotto e salvato in memoria determinati vocaboli, le volte successive basterà recuperarli.  

Noi di Soget Est crediamo fermamente che questi strumenti possano facilitare la collaborazione tra le risorse a cui affidiamo il progetto, permettendo di gestire lavori complessi in modo più efficiente, ridurre i tempi di consegna e migliorare la qualità complessiva della traduzione. 

Come assicurarsi una traduzione di qualità

Anche il workflow di un’agenzia di traduzione influisce molto sul risultato finale! A titolo esemplificativo, garantire una traduzione di alta qualità richiede alcuni passaggi fondamentali: 

  • Scegliere un traduttore madrelingua: affidarsi a madrelingua è fondamentale per garantire una traduzione fluente e naturale. I traduttori che utilizzano la lingua di destinazione come lingua principale riescono a cogliere sfumature culturali e idiomatiche che spesso sfuggono anche a chi la parla fluentemente, assicurando così che il messaggio originale venga trasmesso con precisione e autenticità. 
  • Fornire un glossario prima di procedere: questo permette ai traduttori di mantenere la coerenza terminologica in tutto il testo. Il glossario è particolarmente importante in settori tecnici o specializzati, dove l’uso accurato dei termini è cruciale. 
  • Controllare il certificato di qualità: tale aspetto garantisce che ogni traduzione venga verificata per accuratezza e coerenza. Questo processo può includere revisioni da parte di un secondo traduttore, l’uso di software di controllo qualità e la verifica di conformità agli standard internazionali. In Soget Est, ad esempio, adottiamo rigidi protocolli di controllo qualità per assicurare che ogni progetto soddisfi i più alti standard del settore. 
  • Correzione bozze: una revisione accurata delle bozze tradotte è essenziale per individuare e correggere eventuali refusi, ma anche per verificare che il testo nel suo insieme sia fluido e piacevole da leggere. Si tratta in genere di un servizio aggiuntivo, di conseguenza consigliamo di presentare questa richiesta nella fase iniziale del progetto. 

Conclusione

In conclusione, tradurre un sito web è un processo complesso ma estremamente vantaggioso per espandere il proprio pubblico e migliorare il posizionamento organico del tuo sito. Per rendere il processo più veloce ed efficiente, ricorda di preparare accuratamente i file, fornire tutte le informazioni necessarie e, naturalmente, scegliere un’agenzia di traduzione con esperienza e con traduttori madrelingua specializzati nei loro settori, come gli esperti di Soget Est; anche gli strumenti e le tecnologie più avanzate fanno la loro parte nel processo! 

Contattaci per ulteriori informazioni o per richiedere una quotazione per la traduzione del tuo sito web. 

Cinese e giapponese: due lingue affascinanti, vicine e al tempo stesso lontane come le nazioni che le parlano sono vicine ma staccate da un lembo di mare.

In effetti, il sistema di scrittura del giapponese deve molto alla terra della Grande Muraglia. Tuttavia, al di là dei contatti tra le due culture, si tratta di tradizioni linguistiche che nei secoli hanno sviluppato ciascuna le proprie peculiarità: vediamo quindi le principali differenze tra cinese e giapponese.

Scrittura cinese e giapponese

Quando pensiamo a queste due lingue asiatiche la prima cosa che viene in mente è senz’altro la loro grafia, molto particolare per noi occidentali e abbastanza simile tra le due lingue. Questo non è un caso: come abbiamo già accennato, il giapponese ha mutuato dal cinese i particolari caratteri della propria scrittura. Tuttavia, sebbene la base sia comune, lo sviluppo dei due idiomi ha portato le rispettive scritture ad avere caratteristiche anche molto diverse.

Caratteri cinesi (hànzì) e giapponesi (kanji)

Anzitutto, non tutti sanno che il cinese non ha un alfabeto: i caratteri che compongono la scrittura del cinese sono gli hànzì (di cui solo il 5% sono i famosi ideogrammi!) e rappresentano parole e concetti in modo diretto; nel giapponese troviamo invece i kanji, caratteri derivati appunto dagli hànzì cinesi, introdotti in Giappone quando ancora non aveva un proprio sistema di scrittura, quasi duemila anni fa.

Degli hànzì esistono due versioni: quella tradizionale, in uso a Hong Kong, Macao e Taiwan; e quella semplificata, diffusa nella Cina continentale e a Singapore.

Inoltre, sia cinese che giapponese presentano un sistema di trascrizione fonetica, rispettivamente il pinyin e il rōmaji.

Sillabari giapponesi: Hiragana e Katakana

Una peculiarità del giapponese, assente nel cinese, è l’uso di due ulteriori sillabari paralleli ai kanji: sono l’hiragana e il katakana, composti da caratteri più semplici che rappresentano ciascuno una singola sillaba.

L’hiragana è usato per le parole native giapponesi e per le particelle grammaticali; lo si può vedere in combinazione o sostituzione dei kanji.

Il katakana, al contrario, è utilizzato principalmente per trascrivere le parole di origine straniera.

Immagine rappresentativa della scrittura giapponese

Pronuncia cinese e giapponese

Una delle differenze più profonde tra cinese e giapponese viene dal fatto che il cinese è una lingua tonale mentre il giapponese no: vediamo cosa significa.

Toni nella lingua cinese

Una delle principali differenze tra la lingua cinese e quella giapponese è, dunque, l’uso dei toni. In cinese il significato di una parola cambia a seconda del tono con cui viene pronunciata. Il mandarino, ad esempio, ha quattro toni principali più uno neutro:

  1. Primo tono: alto e piatto, rappresentato graficamente con il segno macron (¯); 
  2. Secondo tono: ascendente, rappresentato con il segno ( ´ ); 
  3. Terzo tono: inizia scendendo per poi salire, rappresentato con il caron ( ˇ ); 
  4. Quarto tono: discendente, rappresentato con il segno ( ` ) 
  5. Quinto tono: neutro, senza segni grafici.

I toni sono un aspetto essenziale di questa lingua: in base al tono usato, ad esempio, la parola ma (una particella modale, di cui parleremo più sotto) se pronunciata con il primo tono diventa (mamma) e con il terzo (cavallo).

Pronuncia giapponese

La pronuncia del giapponese, al contrario, è più uniforme e molto meno complessa: non presenta i diversi toni che cambiano il significato delle parole, sebbene esistano due modi diversi di leggere i kanji:

  1. on’yomi, che viene dal cinese ed è usato nei composti di più kanji; 
  2. kun’yomi, di origine giapponese, usato soprattutto per singoli kanji o quando questi caratteri sono seguiti da hiragana.

La pronuncia giapponese è relativamente più facile da apprendere per i parlanti italiani: infatti, a parte l’assenza dei suoni “v” e “f”, a livello fonetico il giapponese risulta molto simile all’italiano. 

Tuttavia, anche per questa lingua non mancano sfide, come la corretta pronuncia delle vocali lunghe, indicate graficamente con il macron (¯) come nella parola Tōkyō. Ma soprattutto il fatto che il giapponese non preveda una sola sillaba accentata, come nelle lingue europee: le parole vengono pronunciate con intonazione piatta, ascendente o discendente, e il risultato è una parlata molto melodiosa. 

Differenze culturali tra Cina e Giappone

Influenze storiche e culturali

Le vicende storiche di Cina e Giappone si sono incontrate spesso nel corso dei millenni, ma è bene ricordare che si tratta di due popoli molto diversi con tratti culturali e identitari ben definiti, che si riflettono nelle rispettive lingue.

La Cina, con la sua storia millenaria di dinastie imperiali e influenze filosofiche come quella del confucianesimo, ha una lingua ricca di riferimenti storici e culturali.

Il Giappone, pur avendo adottato molti caratteri cinesi, ha sviluppato una cultura linguistica propria e assolutamente originale, influenzata anche da correnti filosofiche e religiose come buddhismo e scintoismo, ma anche dai secoli della politica di isolamento nel periodo Edo.

Uso dei nomi e delle particelle

Tra i vari punti in comune, il cinese e il giapponese hanno anche dall’uso delle particelle, particolari caratteri che nelle lingue indoeuropee sono totalmente assenti.

Per esempio, le particelle interrogative, la cinese e già citata 吗 (ma) e la giapponese か (ka), servono per costruire la frase in forma di domanda.

In cinese, inoltre, i nomi propri e le parole sono seguiti da specifici classificatori (liàngcí), anche detti contatori, in presenza di un aggettivo numerale secondo la regola numero-classificatore-sostantivo: ad esempio, “一本书” (yī běn shū) significa “un libro”, con “本” (běn) che è il classificatore per gli oggetti di carta composti da tante pagine, come i libri. 

Com’è intuibile, ci sono moltissimi classificatori in cinese; quando non ci si ricorda qual è quello giusto per l’oggetto a cui ci riferiamo, possiamo comunque usare il classificatore generico 个 (ge), utile anche per riferirsi alla parola “persona”. Similmente, anche il giapponese usa i classificatori per contare gli oggetti.

In giapponese, invece, le particelle sono utilizzate per indicare la funzione grammaticale delle parole nella frase: ad esempio, la particella は (wa) indica l’argomento principale della frase, mentre の (no) indica il complemento di specificazione o il possesso.

Infine, il giapponese presenta i cosiddetti suffissi onorifici, che vengono usati per rivolgersi a un interlocutore e variano a seconda del grado di confidenza che si ha o del rispetto che è dovuto: vanno da -Chan (ちゃん), il meno formale, usato ad esempio per rivolgersi ai bambini, a -Sama (様), il più formale e usato per rivolgersi a persone di un certo status o anche per le divinità, passando per -San (さん), il più diffuso, e -Kun (君), usato dai giovani uomini. Anche i famosissimi Sensei (先生) e Senpai (先輩), sebbene non siano suffissi, prevedono lo stesso uso e la stessa funzione, il primo usato per rivolgersi a maestri o dottori e il secondo a persone più anziane. I suffissi onorifici testimoniano il fatto che in giapponese esistono diversi livelli di cortesia (ben più articolati dei nostrani “tu” e “lei”) che si traducono in registri linguistici che a volte risultano complessi per gli stessi giapponesi.

Quale lingua è più facile da imparare?

Difficoltà del cinese

L’apprendimento del cinese, com’è emerso, presenta diverse difficoltà per chi è abituato alle lingue romanze o germaniche: le principali sono senz’altro rappresentate dai toni e dalla memorizzazione dei caratteri hànzì di cui bisogna anche ricordare la pronuncia, in quanto essa non è deducibile a priori dal carattere stesso.

Difficoltà del giapponese

Il giapponese è più complesso da un punto di vista grammaticale e a causa dei diversi sistemi di scrittura (i kanji e i sillabari hiragana e katakana) nonché delle molte forme onorifiche usate per esprimere rispetto e umiltà.

La grammatica giapponese è inoltre nota per le sue costruzioni verbali complesse e per l’uso di postposizioni che possono confondere gli studenti alle prime armi.

Tradurre correttamente il Cinese e il Giapponese

La traduzione corretta di cinese e giapponese richiede, insomma, una profonda conoscenza e comprensione delle differenze linguistiche e culturali dei due Paesi: i servizi di traduzione professionale di Soget Est garantiscono traduzioni accurate e culturalmente appropriate.

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FAQs

Qual è la lingua più difficile tra cinese e giapponese?

Le due lingue presentano difficoltà diverse per chi si approccia ad esse da non nativo: il cinese è sfidante a causa della peculiarità dei toni e la memorizzazione dei caratteri hànzì (ne vengono usati fino a 5000), mentre il giapponese presenta non poche complessità nei sistemi di scrittura (kanji, hiragana, katakana) e per le numerose forme onorifiche: per leggere e scrivere in questa lingua si dovrebbero imparare circa 2000 kanji e i due alfabeti.

Quanto è diverso il cinese dal giapponese?

Il cinese e il giapponese hanno tante caratteristiche in comune, ma sono anche molto diversi: il cinese è una lingua tonale e usa caratteri hànzì; il giapponese usa i kanji, mutuati dai caratteri cinesi ma non perfettamente sovrapponibili ad essi, e utilizza anche due ulteriori sillabari fonetici: hiragana e katakana. Dal punto di vista fonetico, inoltre, il giapponese e il cinese sono molto diversi: il giapponese ha 5 vocali e le consonanti sono simili all’italiano, mentre il cinese presenta una gamma più ampia di suoni, incluse consonanti diverse dalle nostre e, naturalmente, l’uso dei toni. Tuttavia, alcune parole giapponesi derivano dai caratteri cinesi con pronunce adattate: ad esempio, la parola giapponese è “denwa” e la parola cinese “dianhua”, che significano “telefono”, sono scritte con gli stessi ideogrammi e hanno suoni simili.

Quanto è difficile imparare il cinese e il giapponese per un italiano?

Imparare il cinese o il giapponese può essere difficile per un italiano: le lingue romanze, infatti, non presentano i toni, e la grafia è profondamente diversa rispetto a quella delle lingue orientali, che richiedono di calarsi nei panni di culture affascinanti ma lontane dalla propria.

Terra di storie incantevoli e popoli fieri, l’Austria custodisce in sé l’eredità del passato anche attraverso le lingue e i dialetti che ancora oggi si parlano entro i suoi confini: scopriamo allora tutte le lingue parlate in Austria, e perché è così importante conoscere le diverse sfumature linguistiche e culturali del Paese per poter creare una comunicazione efficace.

Che lingua si parla in Austria?

In Austria si parlano molti idiomi, ma la sua lingua ufficiale è il tedesco: in particolare, la variante utilizzata è conosciuta come tedesco austriaco (o österreichisches Deutsch), una ramificazione della famiglia delle lingue germaniche che non è perfettamente sovrapponibile al tedesco standard parlato in Germania, il Bundesdeutsches Hochdeutsch.

Le lingue germaniche appartengono alla più ampia famiglia delle lingue indoeuropee, e sono parlate soprattutto nell’Europa centrale occidentale e settentrionale; da Carlo Magno passando per Gutenberg e Martin Lutero, il tedesco è arrivato a noi con più di mille anni di storia ed è la lingua più parlata in Europa e anche quella più parlata dalla maggior parte della popolazione in Germania, Svizzera, Alto Adige e, naturalmente, in Austria.

Non solo: il tedesco era anche la lingua ufficiale dell’Impero Austro-Ungarico, fin dalla sua fondazione nel 1867, per questo ancor oggi è la lingua che si parla nella terra di Mozart. Ma in cosa esattamente il tedesco austriaco è differente dal tedesco standard della Germania?

Differenze con il tedesco standard

Sebbene il tedesco austriaco e il tedesco standard condividano una evidentissima base comune, ci sono alcune differenze a livello fonetico.

Ci sono alcune piccole differenze anche a livello grammaticale, come nel caso della formazione del perfetto, che differisce dal tedesco standard.

Infine, il lessico presenta delle variazioni: ad esempio la parola “patate” in Germania è ” Kartoffeln” mentre in lingua austriaca si usa ” Erdäpfel“.

Nessuna lingua rimane uguale a se stessa nel tempo, e ormai numerosi studi hanno evidenziato come ogni idioma sia forgiato da chi lo parla: per questo, esistono varianti regionali delle lingue e il tedesco, come abbiamo visto, non fa differenza.

Infine, espressioni come “Griaß Gott“, che significa letteralmente “salutare Dio”, e “Servus/Servas“, che significa “salve”, ma letteralmente “al vostro servizio”, sono esempi di frasi di saluto prettamente tipiche dell’austro-bavarese.

Insegnante che insegna il tedesco simbolo utilizzato da soget-est per parlare delle differenze tra lingue tedesche

L’austro-bavarese: il dialetto predominante

L’austro-bavarese, o semplicemente bavarese, è la famiglia linguistica di cui fa parte il tedesco austriaco ed è parlato non solo in Austria ma anche in certe zone della Germania meridionale, della Svizzera e del Nord Italia, e al suo interno presenta a sua volta numerose varianti regionali. Differisce talmente tanto dal tedesco standard che, sebbene la radice delle due lingue sia comune, l’austro-bavarese risulta di difficile comprensione per i madrelingua tedeschi di altre regioni!

Un’altra particolarità è che non esiste un’ortografia ufficiale dell’austro-bavarese, ma ci sono stati molti sforzi letterari per rappresentare la sua pronuncia attraverso la scrittura, soprattutto nella poesia.

Il tedesco svizzero: quali sono le differenze rispetto al tedesco?

Il tedesco svizzero (Schwytzerdütsch) è la lingua più parlata in Svizzera e anch’essa differisce notevolmente dal tedesco germanico. Ad esempio, la parola per “ragazza”, che in tedesco standard è “Mädchen“, in tedesco svizzero è “Meitli“.

Oltre a differenze nel lessico, il tedesco svizzero presenta una costruzione sintattica particolare, soprattutto perché spesso omette l’articolo determinativo.

A livello ortografico la differenza principale è che nello Schwytzerdütsch la lettera “ß” non è usata, sostituita sempre da “ss”.

L’alemannico: il dialetto del Vorarlberg

L’alemannico è la famiglia linguistica di cui fa parte anche la lingua svizzera ed è tipico, con le sue diverse varianti, dell’Alsazia (in Francia), della Svizzera tedesca e del Vorarlberg, la regione austriaca incastonata tra Svizzera e Germania.

Caratterizzato dallo spostamento consonantico alto tedesco, come in “chalt” (freddo) invece di “kalt” del tedesco standard, l’alemannico presenta numerose caratteristiche e stilemi tipici del tedesco antico, il che lo rende estremamente affascinante per un orecchio moderno, ma anche molto difficile da comprendere al di fuori delle aree dove è parlato.

Immagine di un laptop con la scritta “learn german” per scoprire una nuova lingue

Minoranze linguistiche: un arcobaleno di idiomi

Non solo dialetti germanici: l’Austria è anche casa di numerose minoranze linguistiche riconosciute e protette ufficialmente come lingue minoritarie e che contribuiscono alla sua ricchezza culturale.

Il croato del Burgenland è la lingua ufficiale dell’omonima regione insieme all’ungherese, quest’ultimo rimasto vivo in Austria grazie ai legami storici con l’Ungheria, sebbene sia sempre meno diffuso.

Lo sloveno è, infine, una lingua parlata in un’altra regione, la Carinzia, e viene utilizzato da circa 13.000 austriaci, anch’essi riconosciuti come una minoranza linguistica ufficiale.

Anche il turco e il serbo sono parlati da una buona parte della popolazione: queste due lingue sono state perlopiù introdotte in Austria con i flussi migratori a partire dagli anni Sessanta.

Come tradurre le lingue tedesche

L’enorme ricchezza linguistica dell’Austria, le differenze tra i diversi dialetti germanici (dall’alemannico al bavarese) e la peculiarità culturale del Paese, che ospita minoranze linguistiche anche molto diverse tra loro, rendono necessaria una comunicazione accurata e culturalmente consapevole, che spesso passa da una corretta traduzione che abbracci le variegate tradizioni del Paese: affidatevi ai professionisti di Soget Est e al nostro servizio di traduzione in tedesco.

Figlia della globalizzazione e della crescita dei pc come strumento di uso quotidiano, la localizzazione, nel marketing, è una pratica che promuove e abbraccia adattamenti normativi, culturali e linguistici all’interno della comunicazione di un brand presente in più mercati e Paesi, adattamenti che sono essenziali per il successo nei mercati internazionali.

Nata negli anni ’80 con l’espansione dell’uso del software informatico, inizialmente la localizzazione era focalizzata per lo più sul supporto di set di caratteri per diverse funzioni; oggi, questa fine pratica si è notevolmente evoluta, e da semplici traduzioni o adattamenti linguistici è arrivata attualmente a comprendere strategie di adattamenti culturali e normativi anche molto articolate ma ormai indispensabili, soprattutto per le multinazionali, come l’adattamento di prodotti, servizi e comunicazioni per rispecchiare le peculiarità e le consuetudini di ciascun mercato. 

L’avvento di tecnologie avanzate e l’intelligenza artificiale (AI) hanno rivoluzionato ulteriormente la localizzazione e tutto il settore dei servizi linguistici, che negli ultimi dieci anni è quasi raddoppiato, arrivando a più di 20 miliardi di dollari nel 2020: le aziende di maggior successo continuano a posizionarsi a livello globale grazie a precise strategie di localizzazione, come nel caso di McDonald’s e i suoi panini limited edition in collaborazione con chef di tutto il mondo e pensati per precisi mercati.

Una piccola curiosità sulla localizzazione: in inglese, la parola localization è abbreviata in l10n, con riferimento al numero di lettere comprese tra la l e la n, e questa simpatica nomenclatura risale proprio agli anni ‘80.

La localizzazione quindi è diventata fondamentale, per questo in Soget Est diamo molta importanza a questo aspetto. La localizzazione, a differenza della traduzione classica, comprende aspetti che vanno oltre alla traduzione letterale: dalle peculiarità linguistiche a quelle culturali, fino a quelle convenzionali in uso nel Paese e nella lingua interessata.

Immagine rappresentativa del servizio di localizzazione

Il rapporto tra traduzione e localizzazione

Com’è emerso in precedenza, comprendere il rapporto tra traduzione e localizzazione è cruciale per i professionisti che si approcciano alla materia.

Laddove la traduzione è la disciplina che si occupa della conversione di testi da una lingua all’altra, la localizzazione va oltre, e ha l’obiettivo di adattare il contenuto non solo linguisticamente ma anche culturalmente: ad esempio, aspetti come le unità di misura, il format della data o l’attenzione ai giorni festivi possono comportare piccoli cambiamenti che però fanno la differenza nell’uso di un software per la pianificazione di progetti o nella navigazione in un eCommerce.

Anche i modi di dire e i giochi di parole sono da curare con particolare attenzione: spesso le traduzioni letterali non sono sufficienti a trasmettere le stesse sensazioni. Attenzione poi a parole che da una lingua all’altra potrebbero cambiare di significato, o fare parte di uno slang: questo vale soprattutto per i messaggi pubblicitari e i nomi dei prodotti, e l’uso di una singola parola che in una data lingua può suonare ridicola o volgare per il pubblico locale determina spesso il fallimento del prodotto in quel Paese. Basti pensare al caso della svedese Electrolux, la quale ha provato a entrare nel mercato americano con lo slogan Nothing sucks like an Electrolux (recepito come Niente fa schifo come una Electrolux).

Infine, rimanendo nell’ambito della pubblicità, è quasi sempre consigliato girare spot diversi per diversi target culturali, invece di limitarsi a usare lingue diverse con le stesse riprese: è bene evitare immagini che potrebbero non essere attraenti per un pubblico diverso da quello del mercato principale, ad esempio quando si tratta di cibo.

Insomma, è bene ribadirlo: la localizzazione è molto più di una mera traduzione, la quale rappresenta solo uno degli aspetti di questa delicata e affascinante materia. Le aziende devono investire nelle competenze e nelle tecnologie necessarie per navigare le mille sfaccettature delle culture del mondo, per arrivare davvero a comprendere e farsi comprendere dai loro clienti internazionali.

Importanza della localizzazione

Perché il messaggio risuoni con il nuovo target si deve parlare la sua lingua, letteralmente e al tempo stesso metaforicamente: è questo che determina la grande importanza della localizzazione.

Il solo atto di tradurre i propri contenuti, infatti, non basta per arrivare al cuore dei clienti di Paesi diversi dal proprio, e le aziende devono essere molto attente a rispondere alle aspettative e ai bisogni specifici di ogni cultura a cui vogliono rivolgersi e adattare più di un aspetto dei loro messaggi promozionali.

In generale, dunque, la pratica della localizzazione porta numerosi benefici, tra cui:

miglioramento dell’esperienza cliente: le persone amano un messaggio nel quale possano in qualche modo rispecchiarsi e rivedersi: un messaggio personalizzato per il target culturale di riferimento migliora l’engagement e la soddisfazione dei clienti;

aumento delle conversioni e delle vendite: allo stesso tempo, adattando le offerte ai bisogni e ai gusti locali, la localizzazione può incrementare notevolmente anche le vendite;

supporto multilingue e multivaluta: ad esempio, nel caso di un eCommerce che voglia rivendere all’estero, un supporto di più lingue e la possibilità di pagare in più valute è un grande vantaggio, in quanto semplifica il processo di acquisto;

conformità legale e normativa: la localizzazione include anche la conformità legale alle normative locali, prime fra tutte le regolamentazioni commerciali e le leggi sulla privacy.

Le sfide della localizzazione

Anche la localizzazione ha le sue sfide, che riguardano soprattutto l’attenzione alla sensibilità culturale del contenuto. Una di quelle più complesse e delicate è evitare riferimenti o simboli culturalmente specifici che potrebbero essere fraintesi o addirittura offendere il pubblico: per non incorrere in simili incidenti, di cui la storia del marketing è tristemente lastricata, l’adattamento delle campagne di marketing alla cultura locale va studiato nei minimi dettagli, dal linguaggio, alle immagini alle strategie promozionali.

Per superare queste sfide, le aziende che vogliono espandersi a livello internazionale dovrebbero avvicinarsi con profondo rispetto alla nuova cultura con cui vogliono comunicare, studiandola e sviluppando così una comprensione profonda del nuovo target: lo si può fare attraverso attente ricerche di mercato, anche in collaborazione con esperti locali.

Può essere utile anche adottare un approccio modulare nella creazione dei propri contenuti, in modo che successive modifiche e adattamenti siano più semplici da attuare; e anche implementare diversi test di mercato, in modo da entrarvi gradualmente e valutare di volta in volta i feedback del nuovo pubblico.

Immagine rappresentativa per i servizi di localizzazione web

Strategie efficaci per la localizzazione: il ruolo della tecnologia

Oggi, inoltre, abbiamo a disposizione ottimi software di traduzione e localizzazione per garantire correttezza linguistica e allo stesso tempo aderenza culturale delle campagne, aiutando a evitare errori molto costosi in termini economici e reputazionali.

In particolar modo, le tecnologie emergenti stanno avendo un enorme impatto sulla localizzazione.

AI e localizzazione vanno ormai di pari passo: dai chatbot per l’assistenza clienti multilingue ai CMS (le piattaforme di gestione dei contenuti) potenziati con l’intelligenza artificiale, queste tecnologie riconoscono diverse lingue, rilevano eventuali segmenti di contenuto “problematici” e possono anche elaborare output coerenti linguisticamente e culturalmente, suggerimenti di modifiche e tanto altro. Insomma, anche le tecnologie emergenti vanno ben oltre la traduzione e possono supportare le aziende nell’analisi di bisogni e preferenze dei consumatori in diversi mercati.

Immagine rappresentativa del rapporto tra traduzione e localizzazione

FAQ

Cos’è la localizzazione nella traduzione?

La localizzazione nella traduzione è un processo che, andando oltre la semplice conversione di testi da una lingua a un’altra, adatta il contenuto alle specificità culturali e di mercato del pubblico internazionale.

Che cosa si intende per localizzazione di un’azienda?

La localizzazione di un’azienda si riferisce all’adattamento dei suoi processi ai mercati locali in cui intende inserirsi: modifica di prodotti, personalizzazione delle strategie di marketing, adattamento delle pratiche aziendali.

Chi offre servizi di localizzazione

I servizi di localizzazione, come quelli proposti da Soget Est, sono offerti da una varietà di fornitori specializzati che si avvalgono di esperti in lingue, cultura, marketing e conformità legale, avvalendosi anche di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale per migliorare l’accuratezza del processo.